Alienazioni e DUP tra mancata trasparenza e legittimità in bilico
Le certificazioni urbanistiche sottaciute riservano sorprese: verde pubblico e aree vincolate messe in vendita.
Questa maggioranza “O non sa quello che fa, o sa esattamente quello che vuole”
Sono costretta a tornare alla Commissione Patrimonio del 4 agosto e al successivo Consiglio comunale
dell’8 agosto per denunciare ancora una volta una maggioranza che sembra reiterare la totale assenza di
trasparenza e la produzione di errori grossolani negli atti pubblici.
Se all ’inizio del percorso amministrativo tali errori potevano essere attribuiti all’inesperienza, dopo due
anni e mezzo di governo essi appaiono soggetti a tutt ’altra lettura.
Parliamo della Deliberazione di Consiglio n. 99/2025, relativa al DUP (Documento Unico di
Programmazione) e, in particolare, alle modifiche al Piano delle Alienazioni. Già in Commissione, avevo
denunciato che venivano proposti in alienazione 6 lotti di terreni per un valore complessivo di
472.869,07 euro senza che fosse indicata né la localizzazione né la destinazione urbanistica, elementi
essenziali per qualsiasi azione di controllo e per poter votare consapevolmente, valutando se rinunciare o
meno all’
uso pubblico di un bene comunale.
Avevo chiesto con forza che tali dati fossero inseriti nel documento che sarebbe approdato in Aula. La
mia richiesta fu minimizzata, liquidata con sorrisetti, e qualcuno provò persino a convincermi che la
“qualità seminativa” fosse una destinazione urbanistica agricola. Solo il Direttore Generale prese allora
l’impegno solenne di riportare in Consiglio le informazioni mancanti.
Quello che è accaduto l’8 agosto in Consiglio comunale è stato, alla luce dei successivi accessi agli atti, a
dir poco surreale.
La delibera arrivò emendata, ma non con le esatte localizzazioni né con le destinazioni urbanistiche che
erano state promesse. Comparivano ancora riferimenti generici come
“
aree urbanizzate PTPR” e ancora
la “qualità seminativa”, ma non i Certificati di Destinazione Urbanistica. Un voto al buio, dunque. Un
voto che, se anche fosse stato chiamato a riguardare un terreno di grande valore o un ’area sotto casa
nostra, non ci avrebbe permesso neppure di dichiarare un eventuale conflitto di interessi. E l’esempio
non lo cito a caso infatti, per una delle aree, l’unica con una più chiara localizzazione, ho potuto io stessa
ravvisare un potenziale conflitto di interesse, l’ho dichiarato e sono uscita dall’aula, ma per tutte le altre,
di cui non si poteva evincere la localizzazione, né io né gli altri 31 consiglieri abbiamo potuto valutare il
potenziale conflitto di interesse: questo corrisponde ad un grave difetto di trasparenza, come avallato in
Aula anche dalla stessa Segretaria Generale rispondendo al mio quesito, ma poi di fatto nulla è cambiato,
le localizzazioni non sono state fornite e la delibera l’hanno votata così, con buona pace di tutti e con
conseguente potenziale negazione di un diritto per il singolo consigliere.
Non solo: tra la versione votata in Commissione e quella approdata in Aula si è consumata una difformità
gravissima. Un lotto è stato stralciato per “indisponibilità” e un altro è stato sostituito con una particella
che ricadrebbe addirittura nel Parco Nazionale del Circeo, in piena Zona di Protezione Speciale. Una
sostituzione passata sotto silenzio, senza spiegazioni e senza adeguata pubblicizzazione, con un mero
emendamento non sostanziale secondo il Direttore Generale che ha dato l’indirizzo e la Segretaria che ha
avallato con parere favorevole prima l’una e poi anche l’altra versione. Eppure, la prima conteneva un
bene indisponibile e la seconda destinazioni urbanistiche a quanto parrebbe inalienabili, per non parlare
del valore totale dell’alienazione che risulta variato di quasi 200000 euro, una differenza più che
sostanziale.
Oggi, grazie ai certificati ottenuti tramite accesso agli atti, emergerebbe che nessuna delle particelle
inserite nel Piano delle Alienazioni sia realmente alienabile almeno allo stato attuale, senza complesse
procedure preventive (declassamenti, varianti urbanistiche, svincoli paesaggistici). Le destinazioni
parlano chiaro:
Verde Pubblico con vincolo paesaggistico;
Verde Pubblico con vincolo di notevole interesse pubblico e Zona di Protezione Speciale – Parco
Nazionale del Circeo;
Rispetto stradale con vincolo di inedificabilità;
Viabilità con aree boscate soggette a vincolo paesaggistico;
Viabilità, parcheggi, housing sociale e verde pubblico.
Di fronte a simili destinazioni, è lecito chiedersi come sia stato possibile anche solo pensare di porre in
vendita questi beni senza preventiva verifica di alienabilità.
Per queste ragioni ho presentato un
’interrogazione consiliare, di cui auspico la calendarizzazione nel
prossimo Question Time, per fare piena luce su una vicenda che, se confermata nei termini emersi,
costituirebbe un fatto gravissimo. Spiegazioni urgenti sono dovute dal Direttore Generale Marcheselli,
vero dominus della delibera, e dalla Segretaria Generale, chiamata a garantire i controlli di legittimità e
la trasparenza e l’anticorruzione come RPCT.
Ritengo che l’Amministrazione debba seriamente valutare di procedere all’annullamento in autotutela
dell’atto, il che potrebbe avere un effetto domino, essendo propedeutica alla delibera di approvazione del
DUP 2025-2027 votata sempre l’8 agosto.
E se ciò avvenisse, sorge un interrogativo politico non di poco conto: tra gli obiettivi che hanno
determinato il premio di risultato del Direttore Generale figura proprio il DUP. Se la delibera collegata al
DUP venisse annullata, sarà revocato anche il suo premio di risultato?
Se tutto questo sarà confermato, appare chiaro che questa maggioranza non garantisce né trasparenza né
competenza: o non sa quello che fa, o fa esattamente quello che vuole. In entrambi i casi, i cittadini di
Latina vengono privati del diritto ad una gestione corretta del patrimonio comunale.
Il M5S continuerà a denunciare pubblicamente queste pratiche, perché la trasparenza non è un optional:
è un dovere.
Firmato
Maria Grazia Ciolfi
Capogruppo Consiliare M5S Latina