
Uscita nelle librerie di un testo lungimirante, sotto la penna di autori “illuminati”
di Valentina Spagnolo
È da pochi giorni possibile avvicinarsi alle librerie italiane, per trovare il libro “Benevolenza. La grande assente?”. Un testo lungimirante, appropriato alla ricerca di risposte per la nostra attuale società, con uno sguardo diretto alle relazioni umane. La possibilità di un’ampia riflessione sul modo contemporaneo, sulle relazioni umane e sulla stessa mancanza di un profondo legame. La ricerca di una risposta ed una riflessione singolare e collettiva.
Questo libro si propone come una semplice “raccolta”, ma al contempo complessa nei significati. Si sfiorano temi di assoluta importanza per la convivenza civile, in cui la società rimane indifferente.
L’invito alla lettura, questa volta, si presta oltre che ad un interesse personale, come un grande suggerimento. Proprio quello di aprire un dialogo tra le persone stesse, e di mettere in moto ed in circolo una richiesta sintonica e sinergica.
L’esigenza di instaurare tale meccanismo, costituisce la posizione migliore per rincorrere e raggiungere il concetto di “benevolenza”, tanto adito sin dal titolo del libro.
Il calibro e la formazione professionale degli stessi autori, denota la particolare sensibilità. Qui di seguito citiamo: Mons. Vincenzo Paglia – Arcivescovo e Consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio; Sr. Cristiane Pieterzack, bioeticista, laureata anche in Filosofia ed Interpretazione Letteraria; il Prof. Enrico Girmenia, laureato in Lettere e Neuropsichiatria; Antonio Lucarelli, operatore sanitario; Ivan Ilardo, avvocato; Matteo Di Simone, psichiatra e psicanalista; Pietro Grassi, anche lui bioeticista e teologo; Roberta Cerina, giornalista e insegnate, come autori con riflessioni del tutto personali. La post fazione è a cura del Cardinale Angelo Comastri. Tutte personalità dedite nella loro vita oltre al proprio lavoro, anche al volontario, rendendosi attivi nei contesti sociali disagiati e richiedenti vicinanza umana, attenzione alla cura, all’analisi più efficace sia della psiche che dell’animo umano.
Il profilo del libro, non poteva che scegliere appunto per la sua presentazione iniziale, l’incontro a Roma, come meta preferita. Il Dottor Enrico Girmenia, ci ha offerto la possibilità di comprendere meglio il significato contenuto nella parte da lui stesso dedicata ad una sua riflessione sullo spaccato sociale, e soprattutto giovanile.
E.G::“Nel libro scrivo di un argomento implicito e non considerato dalla nostra società, di esplorazione dei comportamenti umani. Il testo si compone di esperienze racconto da parte di scrittori semplici, che hanno voluto appunto in sinergie, voluto spiegare da spunto delle esperienze delle loro vite personali, anche attraversando il significato più profondo della vita ed il limite con la morte.
Parlando dei temi rivolti al libro, possiamo utilizzare la parola “auto-assolvimento” per definire l’odierno contesto sociale. Ed ogni nuovo fenomeno che lo compone:
“Hikikomari” è un termine, forse a molti nuovi ma non troppo vecchio per rendere l’idea di un fenomeno dilagante, e non solo in Giappone ma in Italia. Avendo infatti raggiunto il numero di circa 100.000,00 casi. Una realtà umana, per cui i giovani sono in uno stato di completo isolamento in casa e distacco dal mondo circostante, totale, e da alcun tipo di interazione umana.
Il “Bullismo”, un fenomeno attuale ma di tempi antecedenti. E’ sempre esistito, rappresentandosi con l’imposizione della legge del più forte.
“Haters”, introduzione di tali malefici disturbatori in rete, come odiatori nascosti. Le reti delle relazioni umane, passano proprio per mezzo dei social network, permettendo di nascondersi.
E la “malevolenza”, in uso ed opposizione al termine titolare del libro “Benevolenza”, ritrae chiaramente il contesto in cui crescono frustrazione, risentimento, invidia, collera. La realtà attuale, rende l’idea come la relazione con l’altro e la capacità stessa di relazionarsi non sia di tutti. E stia diventando anzi rarissima. Il risultato delle relazioni moderne, purtroppo è vocato all’oscuro ed alla chiusura nelle interazioni umane.
Oltretutto la tecnologia, e l’attaccamento a messaggi superficiali e consumistici hanno distorto del tutto una sana relazione. La tecnologia rappresenta solo uno strumento, che riflette comunque un disagio sociale ben radicato.
Per questo, non escludiamo nella riflessione atteggiamenti e veri propri status sociali portavoce ancora di movimenti razzisti ed antisemiti. In una società, dove l’egoismo e l’individualità sembrerebbero i modelli premiali. Finti miti adulati dalle nuove generazioni, in ricerca di protagonismo soltanto in ideali del tutto estremi e non corrispondenti ad un sano senso collettivo o di gruppo.
Un pericolo per la nostra società, che è del tutto incapace di guardare ai valori ed all’essenza profonda delle persone. Distante da ciò che accadde nei tempi di uscita dalle crisi, dove invece emerse un grande senso sociale e dei valori civili della collettività. Oggi è una società che consente di sopravvivere assistendo ad ideologie estreme, in una realtà distaccata e superficiale.
I conflitti attuali, sono un chiaro esempio di come sia distorto un senso ideologico, e malevolo.
La “malevolenza”, è una forma nascosta e che porta soltanto frustrazione alla persona.
La risposta a tale problema, potrebbe risiedere in un senso generale e non può essere né medica né esclusivamente pedagogica. Bisogna invece riscoprire il tema, di una riscoperta partecipativa e personale. Uscendo fuori da un congelamento dei rapporti. Uscire dall’immobilismo della prima azione, per consentire una consequenziale interazione umana, frutto della ritrovata relazione.”