
“Una squadra senza casa, anche se una casa ce l’avrebbe eccome. La squadra simbolo della città, il Cisterna Calcio, è appena salita in Promozione dopo un campionato da manuale, giocato con il cuore, il sudore e l’orgoglio. Eppure, anziché aprire le porte del Bartolani per festeggiare, l’amministrazione pare chiuderle, nascondendosi dietro all’affidamento”.
L’affondo contro la Giunta Mantini a Cisterna di Latina arriva per voce dei consiglieri Pier Luigi Di Cori, Vittorio Sambucci, Federica Agostini, Simonetta Antenucci, Federica Felicetti, Marco Squicquaro, Antonello Merolla e Maria Renè Carturan.
“I biancocelesti, che portano il nome della città, sono – e chissà per quanti altri anni ancora – “ospiti” nel loro stesso stadio, costretti a sborsare fior di quattrini al Latina Calcio per giocare le partite la domenica e ad allenarsi a chilometri di distanza, a Borgo Piave. Sembra passato un secolo da quella conferenza stampa con fanfare e la serata di festa nella gara inaugurale con tanto di banda musicale e majorettes, con sindaco e assessori in prima fila, gli stessi che domenica 11 maggio, erano defilati, come quasi imbucati alla festa. E allora qui la domanda, se non retorica, è almeno doverosa: che fine ha fatto il grande progetto “Cisterna Calcio”? Quel progetto presentato ad agosto 2022 niente meno che nella sala consiliare del comune di Cisterna, in cui l’amministrazione Mantini parlava di “futuro”, “apertura”, “crescita” e “solidità”, parole che potete trovare nel comunicato stampa proprio diramato dal comune in quelle giornate. Insomma parole loro. Oggi invece di fronte a una società che ha portato la città in Promozione dopo anni di grigiore sportivo, la risposta del Comune sembra essere il silenzio, almeno per il momento. E allora riecheggiano nella testa le parole del sindaco Mantini: “Come possiamo migliorarci senza il confronto con gli altri, con professionalità che operano a livelli superiori al nostro?” Domanda legittima, certo. Ma qualcuno dovrebbe spiegare perché “il confronto” consista oggi nel cedere il proprio stadio alla società di un’altra città (Latina), mentre la squadra che porta lo stemma e i colori di Cisterna deve chiedere il permesso per usarlo. E pagarlo. E allenarsi altrove. Non basta più la retorica delle “sinergie”, delle “collaborazioni virtuose”. Il Cisterna Calcio ha scritto una lettera aperta — firmata dal presidente Antonello D’Emilia e dal dirigente Simone Caiazza — che è un grido lucido, civile e diretto. “Smettere di sentirci ospiti, a volte anche poco graditi, nel nostro Stadio Comunale Domenico Bartolani” scrivono. E si capisce che dietro quelle righe non c’è solo frustrazione, ma l’amore profondo e l’impegno quotidiano per una squadra e una città che vorrebbe credere ancora in se stessa. L’unico segnale concreto, per ora, è arrivato dalla minoranza consiliare, che ha chiesto una conferenza dei capigruppo alla presenza del sindaco: “Abbiamo ritenuto necessario, a seguito della lettera ricevuta dal Cisterna Calcio, chiedere con prontezza un raffronto con l’amministrazione riguardo le perplessità emerse da quest’ultima. Perplessità che, più in generale, riguardano anche l’attuale e futura considerazione dello sport in questa città. Per questo abbiamo fatto subito richiesta al Presidente Mancini, di una Conferenza dei Capigruppo alla presenza anche del sindaco Mantini. Pensiamo infatti che quello sia il posto deputato per avere un confronto sano tra tutte le forze. E vogliamo essere fiduciosi che sarà così”. La risposta, anzi la soluzione, in questo caso deve essere della politica. Perché uno stadio non è solo cemento e agibilità: è appartenenza, è comunità, è futuro. E se il Cisterna Calcio, con tutti i suoi limiti, ha dimostrato sul campo di voler costruire quel futuro, è arrivato il momento che anche il Comune smetta di rimanere a bordo campo e agire in modo concreto, oltre a farsi scattare foto al Bartolani”.